Dal 7 ottobre 2023 a oggi, il numero di morti palestinesi nella Striscia di Gaza ha superato i 65.000, con circa 165.000 feriti. Secondo un’inchiesta del Guardian, circa l’83% delle vittime palestinesi sono civili, mentre le stime dell’esercito israeliano indicano che solo il 17% dei morti sarebbero combattenti di Hamas.
La guerra nella Striscia di Gaza, iniziata con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la conseguente risposta militare israeliana, ha assunto proporzioni che molti osservatori internazionali definiscono genocidarie. I bombardamenti incessanti, l’assedio totale e la distruzione sistematica delle infrastrutture civili hanno trasformato Gaza in un luogo di morte e disperazione.
Le cifre parlano da sole: oltre 65.000 palestinesi uccisi e 165.000 feriti in poco più di due anni di conflitto. La maggioranza delle vittime non sono combattenti, ma civili: donne, bambini, anziani, intere famiglie spazzate via. Secondo un’inchiesta giornalistica internazionale, l’83% dei morti appartiene alla popolazione civile, mentre solo il 17% sarebbe composto da combattenti di Hamas, come stimato dallo stesso esercito israeliano.
La vita quotidiana sotto assedio
Oltre ai bombardamenti, la popolazione di Gaza è stata colpita da un assedio che ha ridotto al minimo l’accesso a cibo, acqua potabile, elettricità e cure mediche. Gli ospedali, già sovraffollati, sono stati ripetutamente colpiti o resi inoperativi dalla mancanza di forniture. Le organizzazioni umanitarie denunciano che la fame e le malattie sono diventate armi di guerra, con migliaia di bambini malnutriti e privati di cure salvavita.
Le testimonianze dei sopravvissuti raccontano di famiglie costrette a vivere tra le macerie, di madri che seppelliscono i propri figli, di interi quartieri cancellati dalle mappe. Gaza, una delle aree più densamente popolate del mondo, è stata trasformata in un cimitero a cielo aperto.
Il dibattito internazionale
La comunità internazionale è divisa: da un lato, Israele rivendica il diritto di difendersi da Hamas, responsabile dell’attacco del 7 ottobre 2023; dall’altro, cresce la denuncia di crimini contro l’umanità e genocidio. Organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch hanno documentato violazioni sistematiche del diritto internazionale umanitario, chiedendo un cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi umanitari.
Molti governi e istituzioni internazionali hanno espresso preoccupazione, ma le risoluzioni delle Nazioni Unite sono state spesso bloccate da veti incrociati, lasciando la popolazione di Gaza senza protezione effettiva.
Conclusione
Il conflitto a Gaza non è solo una guerra: è una tragedia umana di proporzioni storiche. Decine di migliaia di civili innocenti hanno perso la vita, mentre il mondo discute sulla terminologia da usare — “guerra”, “pulizia etnica”, “genocidio”. Al di là delle definizioni, resta una realtà innegabile: un popolo intero sta pagando il prezzo più alto, mentre la comunità internazionale continua a oscillare tra indignazione e immobilismo.
Gaza oggi è il simbolo di un’umanità ferita, che chiede giustizia e pace.

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