Rossana Banti: La Ragazza con il Cappotto Rosso
Staffetta, partigiana, agente segreta. Una vita di coraggio contro il nazifascismo.
Camminava tra le ombre di Roma con un cappotto rosso e il coraggio negli occhi. Ogni passo era resistenza.
Nel cuore di Roma occupata, tra le ombre dei rastrellamenti e il silenzio delle strade sorvegliate, una figura si muoveva con determinazione e astuzia: Rossana Banti, classe 1925, giovane antifascista, staffetta partigiana, poi agente dello Special Operations Executive britannico. Il suo segno distintivo? Un cappotto rosso. Un colore che sfidava il buio.
L’inizio della lotta
Rossana nasce a Roma l’8 gennaio 1925. Fin da adolescente si avvicina alle idee comuniste e antifasciste. Frequenta il liceo, ma la scuola non è il suo unico campo d’azione: stampa manifesti clandestini, distribuisce copie dell’Unità, trasporta esplosivi. Diventa staffetta partigiana, muovendosi tra quartieri e fronti, fingendosi fidanzata per passare inosservata. Il suo cappotto rosso diventa leggenda: la Gestapo lo cerca, lo teme, lo identifica come simbolo di resistenza.
La “coppietta” e la clandestinità
Rossana usava la sua giovinezza come scudo. Camminava con compagni partigiani fingendo di essere una coppia innamorata. In realtà, trasportava messaggi, armi, stampa clandestina. Il cappotto rosso, di panno Casentino, la rendeva visibile, ma anche insospettabile. Quando la voce si diffuse — “la ragazza con il cappotto rosso porta esplosivi” — Rossana dovette abbandonare il suo simbolo e dormire fuori casa. Era ricercata. Era pericolosa. Era libera.
L’agente segreta del SOE
Nel settembre 1944, pochi mesi dopo la liberazione di Roma, Rossana viene reclutata dal SOE (Special Operations Executive), il servizio segreto britannico. Si arruola nelle unità speciali FANY (First Aid Nursing Yeomanry) e partecipa a missioni dietro le linee tedesche. Il suo ruolo non è solo militare: è strategico, invisibile, vitale. Combatte con intelligenza, coraggio e silenzio.
Il riconoscimento tardivo
Settant’anni dopo, a Palermo, Rossana racconta la sua storia a una coppia di amici inglesi. La voce arriva all’ambasciata britannica. A 90 anni, riceve tre medaglie al valore militare dal governo del Regno Unito. “Hanno fatto tutto a mia insaputa”, dirà con umiltà. Ma il suo cappotto rosso, la sua giovinezza ribelle, la sua lotta silenziosa, non erano passati inosservati.
Una vita oltre il mito
Rossana Banti si è spenta il 5 ottobre 2021, a Mistretta, in Sicilia. Aveva 96 anni. Era rimasta fedele alla sua memoria, alla sua lotta, alla sua dignità. Era iscritta all’ANPI, tessera n. 4322. Era una delle “ragazzine terribili” della Resistenza. Era una donna oltre il consueto.
Perché ricordarla
- Perché il suo cappotto rosso è diventato bandiera.
- Perché la sua giovinezza è stata scelta, non vittima.
- Perché la sua lotta è stata invisibile, ma decisiva.
- Perché ogni staffetta è una voce che incrina il monolite del regime.
- Perché ogni memoria è già resistenza.
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