Ondina Peteani: La Prima Staffetta

Numero 81672 ad Auschwitz. Nome di battaglia: Libertà.

Ondina Peteani

Ondina cammina tra fabbriche e pattuglie. Ha diciott’anni, un messaggio nascosto, e il coraggio di chi non aspetta il futuro: lo costruisce.

Nel silenzio delle montagne del Carso, tra le fabbriche di Monfalcone e le strade di Trieste occupata, una ragazza di diciotto anni correva con messaggi nascosti, parole proibite, speranze cucite nel cuore. Si chiamava Ondina Peteani. Era operaia, antifascista, partigiana. Fu la prima staffetta della Resistenza italiana. E fu deportata ad Auschwitz.

Una giovinezza ribelle

Ondina nasce a Trieste il 26 aprile 1925. Cresce in un ambiente operaio, tra cantieri navali e tensioni politiche. A soli 18 anni entra nella Brigata Proletaria del Carso. Diventa staffetta: porta ordini, volantini, medicine, armi. Cammina, corre, finge, ascolta. La sua giovinezza non è attesa: è scelta.

Cattura e deportazione

Arrestata più volte, riesce a fuggire con astuzia e coraggio. Ma l’11 febbraio 1944 viene catturata a Vermegliano. Interrogata dalle SS, imprigionata al Coroneo, poi caricata su un carro bestiame. Destinazione: Auschwitz. Le tatuano il numero 81672. Non è più una ragazza. È un codice. Ma dentro, resta staffetta.

Sopravvivere per raccontare

Nel lager, Ondina resiste. Osserva, memorizza, protegge. Viene trasferita a Ravensbrück. Durante una marcia di spostamento, riesce a fuggire. Sopravvive. Torna in Italia. Non cerca vendetta, ma memoria. Non cerca gloria, ma giustizia. Diventa ostetrica. Aiuta a nascere. Dopo aver visto morire.

Una voce che non si spegne

Ondina non smette mai di raccontare. Parla nelle scuole, scrive, testimonia. Dice: “È bello vivere liberi.” Non chiede riconoscimenti. Chiede ascolto. Chiede che la Resistenza non sia solo celebrazione, ma scelta quotidiana.

Il suo lascito

  • La prima staffetta partigiana d’Italia
  • Deportata ad Auschwitz e Ravensbrück
  • Sopravvissuta, testimone, madre della memoria
  • Dignità operaia, coraggio femminile, voce antifascista

Ondina Peteani si è spenta il 3 gennaio 2003. Ma il suo nome è inciso nel cuore della Resistenza. Non come martire. Come seme.

Perché ricordarla

  • Perché ogni staffetta è una linea rossa che attraversa il silenzio del potere
  • Perché ogni numero tatuato è una storia da liberare
  • Perché ogni donna ribelle è già rivoluzione
  • Perché la libertà non si eredita: si conquista