Don Giuseppe Morosini (1913-1944) fu un sacerdote, cappellano militare e un eroe della Resistenza italiana, fucilato dai nazisti a Roma durante l'occupazione. La sua vita è un emblema della lotta per la libertà condotta anche dal clero.
Contesto e Attività
Nato a Ferentino, in provincia di Frosinone, Don Morosini era un prete romano. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca di Roma, egli si schierò attivamente al fianco dei gruppi di resistenza antifascista e dei militari sbandati.
Il Ruolo nella Resistenza
Svolse un ruolo cruciale come mediatore e fornitore di armi (soprattutto bombe a mano e munizioni) per i gruppi partigiani attivi nella Capitale, utilizzando la sua posizione di sacerdote per sfuggire ai controlli e mantenere i contatti.
L'Arresto
Fu tradito e arrestato dalle SS. Detenuto nel famigerato carcere di Via Tasso, fu sottoposto a feroci interrogatori e torture.
Il Sacrificio a Forte Bravetta
Dopo un processo sommario, Don Morosini fu condannato a morte per attività sovversive. La sua esecuzione avvenne il 3 aprile 1944 nel luogo simbolo delle fucilazioni naziste a Roma: il Forte Bravetta.
L'Ultimo Atto di Coraggio
Le testimonianze raccontano che, pur avendo la possibilità di essere fucilato alle spalle come traditore, rifiutò la benda e chiese di essere fucilato al petto guardando in faccia i suoi carnefici.
La Sedia Legata
L'immagine che lo ha reso celebre nella memoria storica è quella dell'esecuzione avvenuta mentre era legato a una sedia davanti al plotone, composto in parte da militi italiani (PAI) sotto comando tedesco. Il sacerdote affrontò la morte impartendo l'assoluzione e perdonando i suoi assassini.
Per il suo coraggio e la sua offerta della vita per la causa della libertà e della Patria, Don Giuseppe Morosini fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
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