Il capitalismo: dominio, alienazione, resistenza
Il capitalismo non è solo un sistema economico. È una forma di dominio che si insinua nel tempo, nel corpo, nella coscienza. Trasforma il lavoro in merce, la terra in proprietà, la vita in profitto. Non produce solo beni: produce gerarchie, esclusione, solitudine.
Karl Marx, nel suo capolavoro Il Capitale, smonta le leggi dell’economia borghese. Denuncia il feticismo della merce, la mistificazione del valore, la subordinazione dell’essere umano al profitto. Il lavoratore, dice Marx, è alienato: separato dal prodotto, dal processo, dalla comunità. Il capitale non è neutro: è accumulazione di potere, espropriazione di vita.
Il capitale non ha volto, ma impone il suo ritmo. Ogni ora è misurata, ogni gesto monetizzato, ogni desiderio convertito in consumo. Il lavoratore non è più soggetto: è funzione. È ingranaggio. È corpo che produce e si consuma. L’alienazione non è una condizione marginale: è la regola. Si lavora senza sapere perché, si compra senza sapere cosa, si vive senza sapere per chi.
Il capitalismo promette libertà, ma impone dipendenza. Promette progresso, ma genera scarti. Promette benessere, ma distribuisce precarietà. Ogni crisi è occasione per concentrare potere, per privatizzare diritti, per colonizzare l’immaginario. Il capitale non si accontenta di governare la produzione: vuole governare il senso.
Eppure, la resistenza esiste. Nelle fabbriche che si autogestiscono, nei corpi che si rifiutano, nei pensieri che non si piegano. Esiste nei gesti quotidiani che rifiutano la logica del profitto, nei legami che sfuggono alla mercificazione, nelle parole che non servono il mercato. Esiste in chi semina, in chi cura, in chi lotta.
Resistere al capitalismo non è nostalgia: è visione. È immaginare un mondo dove il valore non si misura in denaro, ma in dignità. Dove il tempo non è produttività, ma relazione. Dove la terra non è proprietà, ma bene comune. Dove il lavoro non è sfruttamento, ma espressione.
Il capitalismo è dominio. Ma ogni dominio genera crepe. Ogni crepa è possibilità. Ogni possibilità è lotta. E ogni lotta è già un altro mondo.
Ogni crepa è possibilità. Ogni possibilità è lotta. Ogni lotta è già un altro mondo.
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