I Fratelli Cervi: semi di libertà nella terra della Resistenza
Nel cuore dell’Emilia, tra le zolle di Campegine, nacque una delle pagine più luminose e tragiche della Resistenza italiana. I Fratelli Cervi — Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore — non furono eroi per vocazione, ma contadini per scelta, antifascisti per necessità, partigiani per giustizia. Figli di Alcide Cervi, uomo di terra e di pensiero, seppero trasformare il lavoro agricolo in atto politico, la solidarietà in arma, la cultura in seme.
La loro casa non era solo un luogo di rifugio, ma un crocevia di idee, di libri, di pane condiviso. Accoglievano renitenti alla leva, perseguitati, partigiani. Stampavano volantini, distribuivano cibo, ospitavano la libertà. In un’Italia piegata dal fascismo, i Cervi coltivavano la dignità come si coltiva il grano: con pazienza, con cura, con ostinazione.
Nel novembre del 1943, dopo un’azione contro i fascisti, i sette fratelli furono arrestati. Il 28 dicembre, senza processo, furono fucilati al Poligono di tiro di Reggio Emilia. Una vendetta fredda, un’esecuzione che voleva spegnere il fuoco della Resistenza. Ma quel sangue versato non fu sterminio: fu semina.
Alcide Cervi, padre e testimone, pronunciò parole che ancora oggi risuonano come vangelo civile: “Dopo un raccolto ne viene un altro.” Una frase semplice, contadina, ma capace di attraversare il tempo. Perché la memoria dei Cervi non è monumento, è seme. È radice che cresce nei cuori di chi lotta, di chi non si piega, di chi crede che la libertà sia pane da spartire.
I Fratelli Cervi non furono soli. Intorno a loro, una rete di donne e uomini che credevano nella giustizia, nella democrazia, nella possibilità di un’Italia diversa. Teresa, la madre, cuciva silenzi e resistenza. Alcide, il padre, divenne voce di tutti i padri che hanno perso figli per la libertà. E la loro storia, tramandata da generazioni, è oggi patrimonio collettivo.
Ricordarli non è solo commemorare. È scegliere. È dire no al revisionismo, all’indifferenza, alla retorica vuota. È dire sì alla terra che nutre, alla cultura che libera, alla politica che serve. È piantare ancora quei semi, in ogni gesto quotidiano, in ogni parola che difende i diritti, in ogni scelta che rifiuta il dominio.
I Fratelli Cervi sono sette volti, sette nomi, sette vite spezzate. Ma sono anche mille volti, mille nomi, mille vite che continuano. Sono il volto di chi resiste oggi, di chi semina giustizia, di chi non dimentica.
Dopo un raccolto ne viene un altro. La memoria è semina. La Resistenza è ancora terra viva.
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