Case vuote, vite negate: il diritto all’abitare è resistenza

Case Vuote

Ci sono case vuote. Case comunali, case popolari, case costruite con soldi pubblici. Case che da anni restano chiuse, sbarrate, dimenticate. Muri che non proteggono, tetti che non accolgono, stanze che non respirano.

E intanto, fuori da quei muri, c’è chi vive sulla strada. C’è chi dorme in macchina, chi si rifugia sotto i portici, chi si arrangia in baracche, chi si consuma in attese infinite. Famiglie con bambini, lavoratori precari, anziani soli, migranti senza documenti. Persone. Non numeri.

Perché non le danno, quelle case? Perché restano vuote mentre la gente si spezza? Perché si preferisce l’abbandono alla solidarietà, il degrado alla dignità?

Se una famiglia ha un lavoro, paga le tasse, contribuisce alla comunità, ha diritto a una casa. Non è un privilegio: è un diritto. Il diritto di vivere, di riposare, di cucinare, di studiare, di amare. Il diritto di avere un tetto che non sia una minaccia, ma una promessa.

E se quella casa è vuota da anni, se nessuno la assegna, se nessuno la cura, allora occuparla è giusto. Sì, anche abusivamente. Perché l’abuso non è entrare in una casa vuota: è lasciarla vuota mentre fuori si muore di freddo. L’abuso è lo spreco, l’indifferenza, la burocrazia che ignora la sofferenza.

Occupare una casa vuota non è un crimine: è un atto di giustizia. È restituire senso a uno spazio. È trasformare il cemento in rifugio, il silenzio in voce, l’abbandono in comunità.

Le case popolari non sono proprietà privata dello Stato: sono beni comuni. Sono nate per accogliere, non per escludere. Sono nate per proteggere, non per punire.

Chi occupa una casa vuota non ruba: resiste. Resiste alla logica del mercato, alla violenza dell’abbandono, alla retorica della legalità che dimentica l’umanità. Resiste per sé, per i figli, per chi verrà dopo.

E allora diciamolo chiaramente: Una casa vuota è una ferita. Una casa occupata è una cura.

Il diritto all’abitare non si chiede: si pratica. Ogni chiave che gira in una serratura abbandonata è un gesto di dignità. Ogni luce che si accende in una casa dimenticata è una scintilla di giustizia.

Perché nessuno dovrebbe vivere per strada. Perché nessuna casa dovrebbe restare vuota. Perché ogni persona ha diritto a un luogo dove essere, dove esistere, dove respirare.

E se lo Stato non lo garantisce, lo garantisce la comunità. Lo garantisce chi occupa, chi lotta, chi costruisce reti di solidarietà. Lo garantisce chi non accetta che la povertà sia punita, che la casa sia negata, che la dignità sia condizionata.

Una casa è un diritto. Una casa vuota è un’ingiustizia. Una casa occupata è già un altro mondo.

Ogni chiave è una soglia. Ogni tetto, una promessa. Ogni casa liberata, è già comunità.