La libertà di espressione non è un lusso, né una concessione: è il cuore stesso della democrazia. In Italia, questo diritto è stato conquistato con il sacrificio dei partigiani e delle partigiane che nel 1945 hanno spezzato le catene del regime dittatoriale. Oggi, ogni volta che qualcuno viene minacciato o denunciato per le proprie parole, la memoria di quella lotta ci ricorda che il pensiero libero non può essere messo a tacere. Difendere la libertà di parola significa difendere la Costituzione, la dignità umana e la storia di un popolo che ha scelto la giustizia contro l’oppressione.
La libertà di espressione non è una concessione o un privilegio elargito da un governo, ma il pilastro su cui si fonda ogni società democratica degna di questo nome. È il respiro stesso della democrazia, ciò che permette al dibattito pubblico di fiorire, alla critica di correggere il potere e all'individuo di esprimere la propria umanità.
Il regime dittatoriale in Italia è finito nel 1945 grazie al coraggio dei partigiani e delle partigiane. Da allora, la nostra Repubblica si fonda su un principio chiaro: la libertà di pensiero, di parola e di espressione è parte integrante della legge italiana.
Questo diritto inalienabile, sancito dall'articolo 21 della nostra Costituzione, non è un semplice orpello giuridico, ma un valore conquistato con il sangue e con la dignità di chi ha combattuto il fascismo. Negarlo oggi significa tradire la memoria della Resistenza e i valori che hanno plasmato la nostra identità repubblicana.
L'Attualità di un Diritto in Crisi
Eppure, in un clima politico e sociale sempre più polarizzato, sembra che questo diritto fondamentale sia costantemente messo in discussione. Troppo spesso, si assiste a tentativi di silenziare voci fuori dal coro o a interpretazioni restrittive della legge che rischiano di soffocare il dibattito.
Eppure, il caso dell’imam di Torino dimostra quanto questo diritto venga oggi messo in discussione. In Italia ci sono le leggi — come ripetono sempre Salvini e Meloni — e le leggi si rispettano. Ma rispettarle significa anche garantire che nessuno venga perseguito per ciò che pensa o afferma, se non vi è offesa o incitamento all’odio.
È qui che si gioca la partita cruciale della democrazia. Il confine tra la libera manifestazione del pensiero e l'illecito è chiaro: la libertà di espressione termina dove inizia l'offesa, la diffamazione o l'incitamento alla violenza e all'odio. Ma fino a quel limite, il diritto deve essere tutelato in modo assoluto.
Opinione vs. Incitamento:Una Distinzione Cruciale
Confondere una presa di posizione forte o controversa con un atto criminale è un errore pericoloso che apre la porta alla censura di stato.
Se io dico: «Hamas, per me, è la resistenza palestinese», perché dovrei essere denunciato? Non sto insultando nessuno, non sto incitando alla violenza: sto semplicemente esprimendo un’opinione, paragonando quella lotta — nel mio sentire — ai partigiani palestinesi.
Il cuore della libertà di espressione sta proprio nella possibilità di esprimere giudizi politici e storici, per quanto sgraditi o impopolari possano essere per la maggioranza o per il potere in carica. La democrazia non protegge solo le opinioni condivise, ma soprattutto quelle che sfidano lo status quo.
Se ogni opinione sgradita può essere interpretata come un reato, allora non viviamo più in una Repubblica fondata sulla libertà, ma in una società dell'omologazione del pensiero.
Un Appello alla Vigilanza
Dobbiamo vigilare affinché le leggi esistenti, create per difendere la coesione sociale, non vengano strumentalizzate per reprimere il dissenso. La forza di una democrazia non si misura dal silenzio imposto, ma dal frastuono del suo dibattito interno.
Difendere la libertà di espressione oggi significa onorare il sacrificio di coloro che hanno lottato per liberare l'Italia dal giogo della dittatura. Significa garantire a ogni cittadino il diritto inalienabile di pensare ad alta voce, un diritto che non è un privilegio, ma la vera e propria essenza della nostra Costituzione e della nostra identità repubblicana.

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