L'eccidio di Civitella in Val di Chiana (Arezzo), avvenuto il 29 giugno 1944, è uno dei capitoli più oscuri delle rappresaglie naziste in Italia. In poche ore, la popolazione civile fu sterminata in un atto di pura e brutale vendetta, con un bilancio che superò le 200 vittime.
La Vendetta Come Ordine di Repressione
A differenza di altre stragi compiute durante i rastrellamenti lungo la Linea Gotica, l'eccidio di Civitella fu una rappresaglia scatenata da un evento specifico: l'uccisione di due soldati tedeschi da parte di ignoti aggressori (probabilmente partigiani) avvenuta il giorno precedente, il 28 giugno, in un locale del paese.
La reazione tedesca fu immediata e sproporzionata. L'ordine di vendetta fu eseguito dalla divisione Hermann Göring, con l'intento non solo di punire l'atto, ma di terrorizzare l'intera popolazione civile dell'area e prevenire future collaborazioni con la Resistenza.
Lo Sterminio del 29 Giugno
All'alba del 29 giugno, i soldati tedeschi circondarono il borgo medievale e le frazioni limitrofe, radunando la popolazione in piazza con la falsa promessa che non sarebbe successo nulla.
Le modalità della strage furono di una crudeltà sistematica:
Il Finto Perdono: I tedeschi entrarono nella chiesa di Civitella dove avevano radunato uomini, donne e bambini. Dopo una breve messa, li condussero fuori, apparentemente per liberarli.
La Fucilazione di Massa: Le vittime furono invece allineate in vari punti del paese e massacrate a colpi di mitragliatrice e fucile. Interi nuclei familiari furono sterminati.
Case Bruciate e Profanate: Terminata l'esecuzione, i soldati saccheggiarono le case, rubando oggetti di valore, per poi dare fuoco alle abitazioni. Le truppe naziste profanarono anche il cimitero.
La maggior parte delle vittime erano uomini, ma furono uccise anche numerose donne e bambini, in un tentativo di annientamento totale della comunità.
Memoria e Lunga Attesa di Giustizia
L'eccidio di Civitella, con 244 vittime accertate (considerando anche le frazioni vicine), è tra gli atti di violenza più gravi compiuti in Toscana.
Nonostante la gravità del crimine, l'ombra dell'impunità si è allungata per decenni. Solo nel 2006, la giustizia militare italiana ha condannato all'ergastolo alcuni ex militari tedeschi ritenuti responsabili della strage. L'episodio di Civitella resta un monito non solo contro la guerra, ma anche contro l'uso del terrore e della rappresaglia come strumento di controllo sulla popolazione civile inerme.

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