Perché Mantenere Unita la Carriera di Pubblici Ministeri e Giudici

La proposta di separare le carriere dei magistrati requirenti (Pubblici Ministeri o PM) e dei magistrati giudicanti (Giudici) rappresenta una delle riforme più dibattute nel panorama giuridico italiano. Chi sostiene la posizione del NO al referendum popolare sulla separazione delle carriere porta avanti argomentazioni che toccano i pilastri dell'indipendenza e dell'unità della Magistratura, come sancito dalla Costituzione.

Indipendenza e Neutralità della Magistratura

Il principale argomento a favore del mantenimento dell'attuale sistema risiede nella tutela dell'indipendenza della Magistratura nel suo complesso. Oggi, giudici e PM condividono la stessa carriera, lo stesso organo di autogoverno (il Consiglio Superiore della Magistratura - CSM) e le stesse garanzie costituzionali. Questo assetto garantisce che il Pubblico Ministero non sia percepito come un organo dipendente dal potere esecutivo (il Governo) o come parte in senso stretto, ma come un soggetto che, pur esercitando l'azione penale, è ordinato a criteri di legalità e imparzialità assimilabili a quelli del giudice.

Rischio di Subordinazione

Separare le carriere aprirebbe la strada alla differenziazione degli statuti e, potenzialmente, alla sottoposizione dei PM a un organismo o a regole più vicine alla politica, minando la loro autonomia. Il PM, pur essendo l'accusa, è chiamato a indagare anche a favore dell'imputato (articolo 358 del Codice di Procedura Penale), un dovere che trova sostegno nell'attuale sistema unitario.

Neutralità nell'Accusa

Mantenere un PM che può teoricamente diventare giudice (e viceversa, sebbene con limitazioni per il passaggio) assicura una mentalità che tiene sempre in considerazione il punto di vista del giudicante, favorendo un'accusa più equilibrata e meno schierata in senso stretto. L'Unità Costituzionale e il CSM. La Costituzione italiana riconosce un'unica Magistratura (Titolo IV, Parte II). La separazione delle carriere richiederebbe, secondo molti costituzionalisti, una revisione costituzionale profonda, non potendo essere gestita con una semplice legge ordinaria o attraverso il solo riassetto del CSM.

Il Ruolo del CSM

Il CSM è l'organo di autogoverno unitario. Creare due carriere distinte implicherebbe la creazione di due CSM separati, uno per i giudici e uno per i PM, o una radicale e complessa riorganizzazione dell'attuale Consiglio. Tale frammentazione è vista come un indebolimento del potere di auto-determinazione della Magistratura nel suo complesso.

Riserva di Legge Costituzionale

Votare NO significa sostenere che una riforma di questa portata, che incide sull'equilibrio dei poteri dello Stato, non debba passare attraverso uno strumento referendario su leggi ordinarie, ma attraverso il percorso più garantista della revisione costituzionale.

Flessibilità di Carriera e Contaminazione Giuridica

L'attuale sistema consente un passaggio, seppur limitato, tra le funzioni requirenti e giudicanti. Questa flessibilità è considerata un valore:

Arricchimento Professionale

L'esperienza maturata come PM (vicinanza all'indagine, al fatto concreto) arricchisce la prospettiva di chi diventa giudice, e viceversa l'esperienza giudicante (valutazione della prova, garanzie) rafforza la professionalità del PM. Separare le carriere bloccherebbe questo arricchimento professionale reciproco.

Visione Sistemica

Mantenere un'unica "famiglia" toglie la possibilità di creare due corpi professionali che potrebbero sviluppare una visione antagonista o chiusa, assicurando invece una comprensione sistemica della funzione giurisdizionale.

In sintesi, chi vota NO lo fa per difendere l'attuale architettura costituzionale della Magistratura unitaria, considerandola la garanzia più forte dell'autonomia dei pubblici ministeri dalla politica e un baluardo per l'imparzialità dell'intera funzione giurisdizionale.