La Flotilla: quando la solidarietà prende il largo
Ogni vela issata è una voce. Ogni porto toccato è una promessa. Ogni piazza piena è resistenza.
Ci sono gesti che non si possono contenere. Ci sono azioni che esondano dai confini, dai porti, dai silenzi. La Global Sumud Flotilla è uno di quei gesti. Una flotta di coraggio, di umanità, di resistenza. Una risposta dal basso all’assedio, all’ingiustizia, all’oblio.
Una rotta contro il blocco
La Flotilla non è una semplice missione navale. È una sfida politica, etica, simbolica. È un gruppo di barche — la Karma, la Handala, la Freedom — che ha solcato il Mediterraneo per raggiungere Gaza, sfidando il blocco israeliano. A bordo, attivisti, medici, giornalisti, cittadini comuni. Non armati. Ma determinati.
Portano aiuti umanitari, medicine, materiali scolastici. Ma portano anche qualcosa di più potente: la presenza. La testimonianza. La rottura del silenzio.
Ogni miglio navigato è una denuncia. Ogni porto toccato è una chiamata. Ogni vela issata è una crepa nel dominio.
Un movimento che parte dal basso
La Flotilla non nasce nei palazzi. Nasce nei quartieri, nelle reti, nelle piazze. Nasce da telefonate, da messaggi, da incontri improvvisati. Nasce da chi non ha potere, ma ha voce.
In Sicilia, in Sardegna, in Liguria, in Campania — la solidarietà si è organizzata. Cucine collettive, raccolte di beni, staffette logistiche. Ogni porto è diventato presidio. Ogni banchina, una piazza.
Non ci sono sponsor. Non ci sono partiti. C’è solo la volontà di agire. Di non restare spettatori.
Le piazze piene, i cuori aperti
Quando la Flotilla ha preso il largo, le piazze si sono riempite. A Palermo, a Napoli, a Milano, a Roma. Cartelli, cori, bandiere, abbracci. Non per celebrare, ma per accompagnare.
La gente ha risposto. Ha camminato, ha cantato, ha scritto. Ha detto: “Non in mio nome.” Ha detto: “Gaza non è sola.”
Le manifestazioni non sono state solo protesta. Sono state costruzione. Sono state comunità. Sono state politica viva.
La forza della nonviolenza
La Flotilla non ha armi. Ha coraggio. Ha coerenza. Ha la forza di chi sceglie di agire senza odio.
“La Flotilla dimostra che si può agire senza armi. Contestando l’illegalità dell’assedio, attirando l’attenzione internazionale, costruendo un altro linguaggio.”
È una sfida non solo militare, ma culturale. È una sfida all’idea che la forza sia l’unico linguaggio. È una proposta di mondo.
La vita che esonda
La Flotilla è solo una parte di un movimento più grande. Un movimento che nasce nelle cucine collettive, nei media indipendenti, nelle reti agroecologiche, nei gruppi femministi. Un movimento che dice: la vita non si può contenere. La vita esonda.
E quando esonda, rompe i confini. Rompe le narrazioni. Rompe la paura.
La Flotilla è il mare. Ma è anche terra. È anche piazza. È anche parola.
La Flotilla non è solo una barca. È una direzione. Una direzione che parte dal basso, che attraversa il Mediterraneo, che sfida l’assedio, che costruisce speranza.
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