Il femminicidio è la negazione dell’amore. E noi scegliamo la voce.

Difendiamo le donne

Ogni amore che non uccide è già giustizia.

Il femminicidio non è un delitto passionale. Non è un raptus. Non è un errore. È un crimine strutturale. È il punto estremo di una cultura che disprezza, controlla, possiede.

Il femminicidio non nasce all’improvviso. È preceduto da parole che umiliano, da gesti che isolano, da sguardi che minacciano. È costruito giorno dopo giorno, nella normalizzazione della violenza, nel silenzio delle istituzioni, nell’indifferenza sociale.

Chi dice di amare una donna, non le farebbe mai del male. Perché l’amore non uccide. Al contrario, protegge.

Il femminicidio è struttura, non eccezione

Ogni volta che una donna viene uccisa da chi diceva di amarla, non è un caso isolato. È il frutto di una struttura che considera la donna proprietà. Che la vuole docile, disponibile, silenziosa. Che punisce la libertà, la voce, la scelta.

Il femminicidio è il culmine di una pedagogia dell’obbedienza. Una grammatica del dominio. Una logica che trasforma l’amore in possesso, la relazione in controllo, la differenza in minaccia.

Ogni volta che si giustifica la gelosia come prova d’amore, il femminicidio si prepara. Ogni volta che si minimizza la violenza verbale, il femminicidio si avvicina. Ogni volta che si ignora una richiesta d’aiuto, il femminicidio si compie.

Il femminicidio è cancellazione

Cancella la vita. Cancella la voce. Cancella la possibilità.

Cancella sogni, progetti, figli, comunità. Cancella la memoria di chi ha lottato per esistere. Cancella il diritto di vivere senza paura.

Il femminicidio non è solo morte. È silenziamento. È punizione per aver scelto. È vendetta contro la libertà.

Ogni nome pronunciato è già testimonianza. Ogni storia raccontata è già giustizia. Ogni memoria custodita è già futuro.

L’amore non è fragile. È forza. È scelta. È presenza.

Contrastare il femminicidio non è solo indignarsi. È trasformare la cultura. È smontare le narrazioni tossiche. È educare alla libertà, alla reciprocità, al rispetto.

  • Ogni parola che restituisce dignità è amore.
  • Ogni gesto che protegge senza possedere è amore.
  • Ogni scelta che rifiuta la violenza normalizzata è amore.
  • Ogni spazio che accoglie senza giudicare è amore.
  • Ogni voce che si alza contro il silenzio imposto è amore.
  • Ogni amore che non pretende, ma accompagna, è amore.

L’amore non è decorativo. È lotta. È cura. È costruzione.

L’amore non uccide. Protegge.

L’amore è ascolto. È cura. È libertà.

Chi dice di amare una donna, non le farebbe mai del male. Perché l’amore non uccide. Al contrario, protegge.

L’amore non ha paura della voce. Non teme la scelta. Non punisce la libertà.

L’amore accompagna. Non domina. L’amore sostiene. Non ferisce.

Il mondo non è uno. È molti.

Il femminicidio vuole un mondo solo. Un mondo dove la donna è funzione, è corpo, è silenzio. Ma il mondo è molti. È voci, è corpi, è relazioni diverse. È confini che si dissolvono, è ponti che si costruiscono.

Difendere la libertà delle donne non è un gesto estetico. È un atto politico. È un atto spirituale. È un atto umano.

Noi scegliamo la voce

Il femminicidio non ci appartiene. Non ci rappresenta. Non ci definisce. Lo smascheriamo. Lo sfidiamo. Lo superiamo. Perché ogni donna è voce. Ogni scelta è libertà. Ogni amore che non uccide è già giustizia.