Fascismo e Sionismo:
due volti del dominio, una sola ferita

Fascismo e Sionismo

Il fascismo non è solo un regime caduto. È una grammatica del potere che si ripete: nella retorica dell’ordine, nella costruzione del nemico, nella cancellazione dell’altro. È stato il volto dell’Italia che tradì la libertà, che incarcerò il pensiero, che sterminò la differenza.

Il sionismo, nella sua forma statale e militare, non è l’identità ebraica, né la memoria della Shoah. È un progetto politico che, nel nome della sicurezza, ha costruito muri, espropriato terre, negato esistenze. È l’ideologia che ha trasformato la Palestina in un laboratorio di apartheid, dove il diritto si piega alla forza e la democrazia si misura in etnie.

Come il fascismo, anche il sionismo di Stato ha bisogno di un nemico: il palestinese che resiste, il dissidente che denuncia, l’ebreo che rifiuta il nazionalismo. Come il fascismo, costruisce consenso attraverso la paura, la propaganda, la religione del trauma.

Ma la storia non è simmetria. Il fascismo fu sconfitto da una resistenza armata e morale. Il sionismo, oggi, è protetto da alleanze globali, da silenzi istituzionali, da una narrazione che lo dipinge come inevitabile. Eppure, anche qui, esiste una resistenza: quella dei popoli, delle coscienze, delle voci che non si piegano.

La memoria antifascista non è un museo. È una chiamata. Ci insegna che nessuna identità giustifica l’oppressione, che nessuna sicurezza vale la cancellazione di un popolo. Ci ricorda che la giustizia non ha bandiere, ma volti, storie, voci.

Oggi, come ieri, la domanda è urgente:
Da che parte stiamo? Con chi bombarda o con chi raccoglie le macerie? Con chi domina o con chi sogna libertà?

“La memoria non è neutra. È scelta, è lotta, è dignità.”