Ernesto Guevara de la Serna, detto “Che”, nacque il 14 giugno 1928 a Rosario, in Argentina, in una famiglia borghese e colta. Fin da bambino fu afflitto da una grave forma d’asma, ma questo non gli impedì di sviluppare una forte volontà e una passione per la lettura, la medicina e la giustizia sociale. Studiò medicina all’Università di Buenos Aires, ma fu un viaggio in motocicletta attraverso il Sud America nel 1952 a trasformare la sua visione del mondo: vide la miseria, l’oppressione, le ingiustizie che affliggevano il continente, e maturò una coscienza rivoluzionaria marxista.
Nel 1955, in Messico, incontrò Fidel Castro e si unì al Movimento del 26 luglio, che mirava a rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista a Cuba. Partecipò attivamente alla rivoluzione cubana, distinguendosi per coraggio e strategia militare. Fu protagonista della battaglia di Santa Clara, decisiva per la vittoria dei ribelli. Dopo il trionfo, Guevara assunse ruoli chiave nel nuovo governo: fu Ministro dell’Industria, Presidente della Banca Centrale di Cuba, e rappresentante internazionale del socialismo cubano.
Ma il Che non si accontentò di governare: credeva nella rivoluzione permanente. Lasciò Cuba nel 1965 per esportare la lotta armata in altri paesi oppressi. Tentò la guerriglia in Congo, poi in Bolivia, dove cercò di accendere una rivolta contadina contro il regime. Isolato, tradito e braccato, fu catturato l’8 ottobre 1967 a La Higuera, da forze boliviane assistite dalla CIA. Il giorno dopo fu giustiziato sommariamente in una scuola del villaggio. Aveva 39 anni.
Il suo corpo fu esposto pubblicamente, mutilato delle mani, e sepolto in segreto. Solo nel 1997 fu ritrovato e riportato a Cuba, dove oggi riposa nel mausoleo di Santa Clara.
Il mito e l’eredità
Che Guevara è diventato un simbolo globale di ribellione, giustizia e dignità. La sua immagine — il volto serio, lo sguardo fiero, il basco con la stella — è uno degli emblemi più riconoscibili del XX secolo. Amato, odiato, studiato, Guevara incarna la tensione tra idealismo e azione, tra sogno e sacrificio.
Scrisse:
“Bisogna essere duri senza perdere la tenerezza.” E con quella tenerezza armata, continua a camminare tra i popoli.
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