Antonio Gramsci nacque il 22 gennaio 1891 ad Ales, in Sardegna, in una famiglia modesta. Colpito da una grave malattia infantile che gli causò una deformazione alla schiena, visse fin da piccolo la marginalità e la sofferenza. Ma fu proprio da quella condizione che nacque la sua sete di giustizia, la sua intelligenza acuta, la sua capacità di osservare il mondo con lucidità e compassione.
Trasferitosi a Torino per studiare all’università, entrò in contatto con il mondo operaio e con le lotte sociali. Fu giornalista, militante socialista, e poi tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia nel 1921. La sua visione politica era profonda e originale: credeva nella centralità della cultura, nella trasformazione delle coscienze, nella lotta per l’egemonia. Per Gramsci, la rivoluzione non era solo economica, ma anche intellettuale e morale.
Nel 1924 fu eletto deputato e divenne segretario del PCI. Ma nel 1926, il regime fascista lo arrestò. Fu condannato a vent’anni di carcere, con l’accusa di voler “impedire il funzionamento dello Stato”. In prigione, nonostante le condizioni durissime, scrisse le sue opere più importanti: i Quaderni del carcere e le Lettere dal carcere. In quei testi, elaborò concetti fondamentali come:
Egemonia culturale: il potere non si impone solo con la forza, ma anche con il consenso
Intellettuale organico: ogni classe sociale ha bisogno di pensatori che ne esprimano la visione
Blocco storico: l’alleanza tra forze sociali che rende possibile il cambiamento
Gramsci non scrisse mai per vendetta o odio. Scrisse per capire, per costruire, per liberare. Anche nel buio della cella, cercava la luce della ragione.
Morì il 27 aprile 1937, a Roma, dopo anni di sofferenza e isolamento. Ma le sue parole, scritte in silenzio e sotto sorveglianza, sono diventate strumenti di liberazione per generazioni di pensatori, militanti, educatori.
L’eredità
Antonio Gramsci è oggi considerato uno dei più grandi pensatori del Novecento. Il suo pensiero ha influenzato la filosofia, la pedagogia, la sociologia, la critica letteraria. È studiato in tutto il mondo, da Cuba all’India, dall’America Latina all’Europa.
La sua figura è simbolo di resistenza intellettuale, di lotta contro l’oppressione, di fede nella dignità umana. Scrisse:
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”
E ancora oggi, le sue parole camminano con chi lotta per un mondo più giusto.

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