Amazzonia: il polmone ferito del mondo

Foresta Ferita

Ogni albero salvato è un respiro in più.

La foresta amazzonica non è solo un luogo. È una soglia. Una soglia tra il respiro e l’asfissia, tra la cura e il saccheggio, tra la vita e il dominio.

È il polmone del pianeta, ma anche il cuore di popoli, di culture, di spiritualità. È terra sacra, terra viva, terra che resiste. Eppure, è sotto assedio.

Cosa sta accadendo

Ogni giorno, ettari di foresta vengono abbattuti. Fiumi si prosciugano. Specie animali e vegetali scompaiono. Comunità indigene vengono espulse, criminalizzate, cancellate.

La deforestazione non è più solo ambientale. È sociale. È politica. È spirituale.

Il degrado forestale avanza più veloce della deforestazione. Incendi dolosi, estrazioni illegali, allevamenti intensivi, grandi opere: tutto concorre a trasformare la foresta in una zona di sacrificio.

Perché si è arrivati a questo

La distruzione dell’Amazzonia è il frutto di un sistema che considera la terra come merce. Un sistema che estrae, brucia, scarta.

  • Agricoltura industriale: foresta abbattuta per coltivare soia e allevare bovini destinati all’esportazione.
  • Estrazione mineraria: oro, petrolio, gas — il sottosuolo saccheggiato, i fiumi contaminati.
  • Grandi opere: dighe, strade, oleodotti — infrastrutture che aprono la foresta alla speculazione.
  • Politiche permissive: governi che favoriscono gli interessi privati, indebolendo le tutele e reprimendo chi difende.

Dietro ogni albero abbattuto c’è una scelta. Dietro ogni fiume prosciugato c’è una firma. Dietro ogni comunità espulsa c’è un profitto.

Chi resiste

Ma l’Amazzonia non è solo vittima. È anche resistenza.

  • Comunità indigene che difendono la foresta con il corpo, con la parola, con la memoria.
  • Reti agroecologiche che propongono modelli di vita basati sulla reciprocità.
  • Attivisti che denunciano, documentano, costruiscono ponti tra territori e coscienze.

Dove vivono popoli originari, il tasso di deforestazione è più basso. La tutela della foresta passa dalla giustizia sociale.

La foresta come specchio

L’Amazzonia non è lontana. È specchio del nostro mondo.

Ogni volta che scegliamo il superfluo, ogni volta che ignoriamo la provenienza di ciò che consumiamo, ogni volta che accettiamo il dominio come normalità, contribuiamo alla sua distruzione.

La foresta ci chiede una cosa sola: smettere di pensare in termini di dominio. Iniziare a pensare in termini di relazione.

Amazzonia come soglia

Difendere l’Amazzonia non significa solo piantare alberi. Significa cambiare paradigma. Significa scegliere la vita, la lentezza, la cura.

Ogni gesto conta. Ogni parola è seme. Ogni scelta è radice.

L’Amazzonia non è solo natura. È dignità. E ogni volta che un albero viene salvato, ogni volta che una comunità viene ascoltata, ogni volta che una voce rompe il silenzio, la foresta respira.

E con lei, respiriamo anche noi.