l'Architetto del "Partito Nuovo" e la Via Italiana al Socialismo

 

Palmiro


Palmiro Togliatti, conosciuto tra i suoi compagni come "Il Migliore", è stato una figura titanica e complessa della storia italiana del Novecento. Co-fondatore del Partito Comunista Italiano (PCI) nel 1921 e suo segretario ininterrotto dal 1927 fino alla morte nel 1964, Togliatti ha plasmato l'identità del comunismo italiano, trasformandolo in una forza politica di massa radicata nella società, pur mantenendo un legame storico e ideologico profondo con l'Unione Sovietica.

Nato a Genova nel 1893, Togliatti (il cui nome deriva dal fatto che vide la luce la Domenica delle Palme) si laureò in Giurisprudenza a Torino, dove strinse amicizia con Antonio Gramsci e si avvicinò al socialismo. L'esperienza de L'Ordine Nuovo lo portò poi alla scissione di Livorno nel 1921 e alla nascita del Partito Comunista d'Italia.

Con l'avvento del fascismo, Togliatti fu costretto all'esilio, trascorrendo quasi vent'anni tra la Francia, il Comintern a Mosca (dove fu un dirigente di primo piano del movimento comunista internazionale) e la Guerra Civile Spagnola. Questo periodo fu cruciale per la sua formazione politica e per il suo rapporto, non sempre facile e privo di tensioni, con la leadership sovietica, in particolare con Stalin.

Il suo rientro in Italia, nel 1944, segnò una svolta politica dirompente: la cosiddetta "Svolta di Salerno". Contro ogni aspettativa e la linea settaria di alcuni compagni, Togliatti propose l'accantonamento della questione istituzionale (Monarchia o Repubblica) per unire tutte le forze antifasciste in un governo di unità nazionale. Questa mossa non solo permise al PCI di entrare nel Governo Badoglio, ma legittimò i comunisti come forza costruttiva e democratica, essenziale per la ricostruzione del Paese e la lotta al fascismo.

Dopo la Liberazione, Togliatti ricoprì incarichi di governo fondamentali, tra cui Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Giustizia (dove varò la celebre Amnistia Togliatti del 1946). Fu un membro influente dell'Assemblea Costituente e contribuì in modo decisivo all'elaborazione della Costituzione Repubblicana. Un esempio del suo realismo politico fu il sostegno all'inserimento dei Patti Lateranensi (Articolo 7) nella Costituzione, un gesto che, pur criticato, mirava a non isolare la Repubblica dalla maggioranza cattolica del Paese.

La sua visione strategica si concretizzò nella teoria della "via italiana al socialismo": l'idea di raggiungere una società di liberi e di uguali non attraverso una rottura rivoluzionaria immediata e violenta, ma attraverso un percorso democratico e riformatore, basato sul ruolo di massa del "Partito Nuovo" e sul rispetto della Costituzione.

Il 14 luglio 1948, all'uscita da Montecitorio, Togliatti fu vittima di un attentato per mano di un giovane studente di destra. La notizia scatenò un'ondata di proteste e manifestazioni violentissime in tutta Italia. Fu il leader ferito, in un supremo atto di controllo politico, a raccomandare ai dirigenti del partito di non farsi prendere la mano e di non dare il via a un'insurrezione. Un atto che, secondo molti storici, evitò all'Italia una guerra civile.

Fino alla sua morte, avvenuta a Yalta, in Unione Sovietica, nel 1964, Togliatti guidò il PCI all'opposizione con una vastissima base di consenso, facendo del partito il più grande Partito Comunista dell'Occidente. La sua capacità di unire l'ortodossia ideologica (seppur non immune da critiche interne e dubbi, come dimostrato dalla sua prudente risposta alla "destalinizzazione") con la prassi democratica e riformista, lo rende una figura di eccezionale influenza: un politico abilissimo e un intellettuale raffinato che ha plasmato non solo il suo partito, ma l'intera storia della Repubblica Italiana.

Bandiera Nera