Il tradimento non arriva mai da un nemico.

 

Kurdistan


Per quattro lunghi anni, le giovani reclute curde sono state la prima e più efficace linea di difesa contro l'oscurantismo dell'ISIS, ma la vittoria sul Califfato ha svelato una verità ancora più amara: l'eroismo sul campo non ha potuto nulla contro la cruda indifferenza e il cinico calcolo geopolitico dei loro stessi alleati.

 

Dalle rovine di Kobane fino alle immense distese della Siria settentrionale, la storia della sconfitta dello Stato Islamico (ISIS) è indissolubilmente legata all'incredibile coraggio e al sacrificio di giovani curdi, ragazzi e ragazze, noti come le forze dell'YPG (Unità di Protezione Popolare) e, in particolare, l'YPJ (Unità di Difesa delle Donne). Armati di una determinazione ferrea e di un ideale di società democratica e paritaria, sono stati la vera spina dorsale delle operazioni anti-ISIS, spesso combattendo in prima linea contro un nemico spietato che il mondo intero temeva.

Le donne dell'YPJ, in particolare, hanno simboleggiato una rivoluzione sociale e militare, sfidando non solo l'oscurantismo dell'ISIS ma anche le tradizionali distinzioni di genere in un contesto di guerra brutale. Sono state la forza motrice per la liberazione di Raqqa, l'ex capitale del sedicente Califfato, e hanno inflitto all'ISIS alcune delle sue più cocenti e simboliche sconfitte.

Il Paradosso dei Bombardamenti Turchi

Mentre questi giovani eroi e eroine curdi versavano il loro sangue per sconfiggere il terrorismo globale, si trovavano intrappolati in un paradosso geopolitico amaro. Il loro alleato nella lotta contro l'ISIS, in particolare gli Stati Uniti, era parte di una coalizione in cui figurava anche la Turchia, Paese membro della NATO.

Eppure, anziché concentrare tutte le forze contro i jihadisti, la Turchia—che considera i gruppi curdi siriani (YPG/YPJ) legati al PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) come una minaccia terroristica—ha spesso rivolto la sua potenza militare contro i combattenti curdi.

   

Il dramma:

Mentre l'ISIS avanzava o si ritirava, le milizie curde non dovevano guardarsi le spalle solo dai terroristi, ma anche dagli attacchi aerei e dalle operazioni militari della Turchia. In molti casi, le infrastrutture civili e militari curde sono state bombardate dal governo turco, minando direttamente lo sforzo bellico anti-ISIS.

L'Abbandono dell'Alleato Americano



Per anni, gli Stati Uniti hanno sostenuto logisticamente, economicamente e militarmente le Forze Democratiche Siriane (SDF), di cui l'YPG/YPJ sono la componente principale. Hanno fornito armi, addestramento e supporto aereo cruciale. L'alleanza ha funzionato: i Curdi erano la "fanteria sul campo" perfetta per Washington, combattendo con efficacia e subendo le perdite per sconfiggere l'ISIS senza richiedere un massiccio dispiegamento di truppe occidentali.

Era un'alleanza di comodo, che si è infranta quando l'utilità strategica è venuta meno.

Una volta che l'ISIS è stato territorialmente sconfitto e l'obiettivo principale di Washington raggiunto, l'amara realtà si è manifestata. L'America, con una decisione a sorpresa, ha annunciato il ritiro delle sue truppe dalla Siria settentrionale. Questo ritiro, avvenuto nell'ottobre 2019, ha spianato la strada all'offensiva militare turca contro le posizioni curde.

Il messaggio inviato al mondo e, soprattutto, ai combattenti curdi, è stato chiaro e brutale:

    "Finché ci facevano comodo per sconfiggere l'ISIS, l'America c'è stata e ci ha armati. Una volta terminato il lavoro, siamo stati abbandonati al nostro destino e alle mire dei nostri storici nemici."

Questo "tradimento", come è stato definito dai Curdi stessi e da numerosi osservatori internazionali, ha lasciato i giovani combattenti curdi, le cui Unità di Difesa avevano salvato migliaia di vite e sconfitto il Califfato, soli a fronteggiare la potente macchina da guerra turca.

Oggi, la memoria del loro sacrificio resta indelebile, così come la dolorosa consapevolezza di essere stati l'efficace strumento di una strategia geopolitica, per poi essere scartati nel momento del bisogno. 

Si stimano circa 11.000 combattenti delle SDF uccisi e 21.000 feriti nel conflitto generale in Siria, la maggior parte dei quali sono combattenti curdi (YPG/YPJ) caduti nella guerra contro l'ISIS.

Bandiera Nera