La verità nascosta – 7 Ottobre

 

Giornalista


Il 7 ottobre 2023 è stato presentato da Israele come il giorno di un massacro senza precedenti, attribuito interamente a Hamas. Tuttavia, numerose fonti israeliane e internazionali hanno sollevato dubbi sulla veridicità di molti dettagli diffusi. Le immagini di bambini uccisi e donne violentate sono state usate per giustificare la risposta militare, ma secondo diverse testimonianze, questi episodi non trovano riscontro nei fatti.

La giornalista israeliana Hagar Shezaf, in un’intervista trasmessa da Channel 12, ha dichiarato che molte delle atrocità attribuite a Hamas sono state “inventate” o “gonfiate” per motivi propagandistici. In particolare, ha sottolineato come non esistano prove concrete di stupri di massa o di bambini decapitati, e che le fonti ufficiali abbiano diffuso immagini non verificate per alimentare l’indignazione pubblica.

Anche Electronic Intifada, attraverso un’inchiesta condotta da Ali Abunimah e David Sheen, ha mostrato come nel Kibbutz Be’eri, uno dei luoghi simbolo dell’attacco, l’esercito israeliano abbia sparato contro case civili con carri armati e missili, causando la morte di numerosi cittadini israeliani. Il generale Barak Hiram, presente sul posto, avrebbe mentito ai media israeliani su quanto accaduto, secondo quanto riportato da Contropiano.

Una delle testimonianze più sconvolgenti è quella di Romi Gonen, una delle ragazze israeliane rapite da Hamas e poi rilasciata. Intervistata da N12, ha raccontato che molti dei morti israeliani sono stati causati dagli elicotteri Apache dell’esercito, intervenuti con fuoco indiscriminato durante i primi momenti dell’attacco. Secondo lei, Hamas non aveva né il tempo né la volontà di compiere violenze sessuali o uccidere bambini, anche per motivi di etica religiosa: “Non c’era tempo, e non era nella loro cultura fare certe cose”, ha detto.

Un altro rapporto pubblicato da Assopace Palestina ha raccolto testimonianze di civili israeliani che confermano come il fuoco amico abbia colpito le abitazioni durante il caos del 7 ottobre. Alcuni dei corpi bruciati, inizialmente attribuiti a Hamas, sarebbero stati in realtà vittime di bombardamenti israeliani.

Infine, il Times of Israel e il Jerusalem Post hanno pubblicato interviste con altri ostaggi rilasciati, che descrivono una prigionia dura ma priva di torture o violenze sessuali. Queste testimonianze contrastano con la narrazione ufficiale che ha parlato di stupri sistematici e mutilazioni.

In sintesi, la versione israeliana del 7 ottobre appare sempre più costruita, con elementi propagandistici e omissioni strategiche. Le fonti citate – giornalisti israeliani, testimoni oculari, ex prigionieri e inchieste indipendenti – convergono nel descrivere un quadro molto diverso da quello ufficiale: un attacco caotico, una risposta militare disordinata e una narrazione pubblica costruita per giustificare la guerra.