Francesca Albanese: la voce che non si piega
In un mondo che troppo spesso tace, la Dottoressa Francesca Albanese ha scelto di parlare. Non per convenienza, non per carriera, ma per coscienza. Giurista, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, ha trasformato la sua funzione in un atto di resistenza. Ogni parola che pronuncia è una soglia: tra il diritto e l’ingiustizia, tra la verità e la propaganda.
Ha chiamato genocidio ciò che il mondo voleva chiamare guerra. Ha denunciato l’assedio, la fame, la distruzione sistematica di Gaza come crimine collettivo. Ha accusato non solo chi bombarda, ma anche chi vende le bombe, chi concede lo spazio aereo, chi firma accordi e chi finge di non sapere. Ha mostrato che il genocidio non è solo un atto, ma una rete di complicità, di omissioni, di silenzi.
L'Ancoraggio alla Legge e all'Autorità
- L'Autorità del Mandato: In quanto Relatrice Speciale, Albanese non esprime un'opinione personale, ma agisce in virtù di un mandato conferito dal Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU.
- La Terminologia Giuridica: L'uso di termini come "genocidio" e "apartheid" non è retorico, ma un'accusa legale precisa. Attiva la massima allerta nel sistema giuridico internazionale.
Nel suo ultimo rapporto, ha indicato con precisione chirurgica il ruolo di decine di Stati nel sostenere l’impresa coloniale israeliana. Ha parlato di apartheid militarizzato, di strangolamento deliberato, di distruzione pianificata. Ha detto ciò che molti pensano ma non osano dire: che la democrazia non può convivere con l’occupazione, che il diritto non può giustificare il massacro.
La Risposta all'Insulto
“È grottesco e francamente deludente che uno Stato genocida non risponda nella sostanza al mio rapporto e che mi accusi di essere una strega. Io vi ho chiesto di fermare il genocidio e di rispondere dei vostri crimini e voi mi date della strega. Mi accusate di fare incantesimi, se potessi fare un incantesimo fermerei i vostri crimini.” — Francesca Albanese
Questa risposta non è solo una difesa. È un manifesto. È la voce di chi non si lascia intimidire, di chi trasforma l'insulto in denuncia. In un'epoca di lawfare e manipolazione informativa, Francesca Albanese rappresenta la difesa dell'oggettività del diritto come ultima barriera contro l'impunità.
Francesca Albanese non è una strega. È una giurista, una testimone, una coscienza. Ha mostrato che il diritto può essere ancora uno strumento di giustizia, che le istituzioni internazionali, se guidate da coraggio e verità, possono ancora parlare per chi non ha voce.
Ogni parola che pronuncia è già un incantesimo contro il genocidio.
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